Il "palagetto" è uno splendido palazzo rinascimentale fatto costruire da una ricca famiglia di mercanti tessili, i Corsi, su un preesistente edificio di età medievale nel cuore del quartiere di Santa Croce. Articolato su più piani, originariamente sviluppava gli ambienti di rappresentanza e affari al piano terra, la sala da ricevimento e le stanze padronali al primo, la sala da pranzo con la cucina e le camere dei bambini e della balia al secondo, e gli ambienti riservati alla servitù al terzo e ultimo piano.
Il palazzo succedutosi nei secoli a più proprietari subì nel corso dell'800 una fase di abbandono a cui mise fine nel 1911 Herbert Percy Horne, inglese di nascita e architetto, storico dell'arte, studioso e letterato di professione. Raffinato collezionista di opere d'arte in particolare del Quattrocento e Cinquecento, Horne acquistò e restaurò Palazzo Corsi con un attento spirito filologico per ricrearne l'atmosfera di elegante dimora rinascimentale in cui allestire la sua pregiata raccolta di capolavori. La morte lo colse prima della fine dei lavori, portati a termine secondo le volontà di Horne da Carlo Gamba e Giovanni Poggi. La proprietà del palazzo e della sua collezione passò come lascito allo Stato Italiano purché fosse garantita la fruibilità del bene. Dal 1921 il Museo Horne accoglie i visitatori nei suoi ambienti ricchi di fascino custodi di arredi lignei, sculture, dipinti e oggetti preziosi datati tra il Duecento e il Seicento.
La tavola con Santo Stefano di Giotto, il Cristo crocefisso e la Regina Vasti di Filippino Lippi, le statuette del Giambologna e Ammannati, il dittico portatile di Simone Martini e Lippo Memmi sono tra le opere di maggior pregio. Ma non meno affascinanti sono i cassoni nuziali dipinti o le credenze in legno di noce intarsiato, scrupolosamente selezionate e inserite da Horne in una esposizione equilibrata e curata nei minimi dettagli.
Il palazzo succedutosi nei secoli a più proprietari subì nel corso dell'800 una fase di abbandono a cui mise fine nel 1911 Herbert Percy Horne, inglese di nascita e architetto, storico dell'arte, studioso e letterato di professione. Raffinato collezionista di opere d'arte in particolare del Quattrocento e Cinquecento, Horne acquistò e restaurò Palazzo Corsi con un attento spirito filologico per ricrearne l'atmosfera di elegante dimora rinascimentale in cui allestire la sua pregiata raccolta di capolavori. La morte lo colse prima della fine dei lavori, portati a termine secondo le volontà di Horne da Carlo Gamba e Giovanni Poggi. La proprietà del palazzo e della sua collezione passò come lascito allo Stato Italiano purché fosse garantita la fruibilità del bene. Dal 1921 il Museo Horne accoglie i visitatori nei suoi ambienti ricchi di fascino custodi di arredi lignei, sculture, dipinti e oggetti preziosi datati tra il Duecento e il Seicento.
La tavola con Santo Stefano di Giotto, il Cristo crocefisso e la Regina Vasti di Filippino Lippi, le statuette del Giambologna e Ammannati, il dittico portatile di Simone Martini e Lippo Memmi sono tra le opere di maggior pregio. Ma non meno affascinanti sono i cassoni nuziali dipinti o le credenze in legno di noce intarsiato, scrupolosamente selezionate e inserite da Horne in una esposizione equilibrata e curata nei minimi dettagli.
Tra gli oggetti che si distinguono per la loro peculiarità segnalo la culla di legno di noce intarsiato di manifattura toscana risalente alla seconda metà del XVI secolo, il desco da parto quattrocentesco (una sorta di pregiato vassoio su cui veniva servito alla puerpera il primo pasto dopo il parto) finemente dipinto con un Putto con gli stemmi delle famiglie dei neo genitori e scena del Giudizio Universale e lo stipo a uso medagliere sempre in legno di noce intagliato del XVII secolo.
Nell'ambiente destinato in origine alla cucina sono esposte una serie di posate argentee tra cui originali nettadenti usati dalle ricche signore del'400.
Nell'ambiente destinato in origine alla cucina sono esposte una serie di posate argentee tra cui originali nettadenti usati dalle ricche signore del'400.
Prima di lasciare il Palagetto non perdetevi una chicca nella prima sala al primo piano. Non lontano dalla porta di ingresso sul pavimento c'è una piccola botola quadrata che, sollevandola, crea una visuale sul portone al piano terra. Un antenato dell'attuale spioncino che consentiva di vedere chi bussava alla porta in tutta sicurezza.
Un museo fuori dai circuiti turistici più conosciuti, da visitare in tutta tranquillità per gustarne a pieno il contenuto, il contenitore e lo spirito infuso dal suo creatore che ancora permea questo scrigno di tesori.
Dove: via de' Benci 6 - Firenze
Quando: tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 14 eccetto il mercoledì
Costo: biglietto intero euro 7,00, ridotto euro 5,00
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