lunedì 30 maggio 2016

I tesori nascosti della Chiesa di San Pier Scheraggio agli Uffizi

Ci sono strade che percorri centinaia di volte. Per andare a lavoro, per svago o semplicemente per tornare a casa. E più passi di lì e più spesso tendi a passare in quel luogo ormai familiare con quel distratto vagare con cui in casa si va da una stanza all'altra.
Così a me è successo fino a pochi giorni fa con via della Ninna, la strada che costeggiando un lato della Galleria degli Uffizi collega Piazza della Signoria a Piazza del Grano e Via dei Neri. Quelle colonne sormontate da archi a tutto sesto che emergono dalla facciata sul lato degli Uffizi scorrevano davanti ai miei occhi con una certa superficialità. E nemmeno l’epigrafe esplicativa posta sulla stessa facciata aveva mai catturato la mia attenzione. 




Provvidenziale è stato un breve articolo sul giornale che illustrava la possibilità di visitare luoghi del complesso vasariano solitamente chiusi al pubblico tra cui gli ambienti dell’ex Chiesa di San Pier Scheraggio. La curiosità ha fatto il resto e dopo aver prenotato telefonicamente la visita mi presento, allora prefissata davanti all'ingresso 1 degli Uffizi in attesa della guida. Siamo solamente tre visitatori, a dimostrazione che l’iniziativa non è stata sufficientemente pubblicizzato o, ancora peggio, non riscuote molto successo. 


San Pier Scheraggio fu una delle chiese più importanti della Firenze di epoca medievale, prioria del sestiere civico (una delle sei zone in cui era suddivisa la città) che da essa prendeva il nome. Edificata nel 1068 in una zona “urbanisticamente” stratificata su cui insistevano già una domus di età romana e una chiesa di epoca longobarda, ospitò accanto alle funzioni religiose le riunioni del consiglio cittadino fino alla costruzione agli inizi del 1300 del vicino Palazzo dei Priori. 
L’edificazione di Palazzo Vecchio ebbe un impatto significativo sulla chiesa che fu ridimensionata attraverso la demolizione della Cappella che accoglieva la famosa Madonna della ninna di Cimabue, così chiamata perché secondo una tradizione popolare raffigurava la Vergine con in braccio il Bambino nell'atto di cullarlo. Il nome attribuito a quest’opera finì per dare origine al toponimo di via della ninna. 
L’appellativo Scheraggio è desunto dal nome del fossato, oggi interrato, attraversava il quartiere degli Uffizi e si gettava in Arno nel tratto attualmente compreso tra Ponte Vecchio e Ponte alle Grazie. Nel fossato confluivano le acque reflue della zona che erano sottoposte in tal modo a “schiaraggio” ovvero a schiarimento (dal latino exclarare= schiarire) prima di essere riversate nel fiume. 

Passato il metal detector presente all'ingresso degli Uffizi ci facciamo largo tra la folla di visitatori che affluisce alla Galleria e attraversata una porta chiusa a chiave ci ritroviamo nella quiete di quella che era la navata sud della Chiesa. 



Scavi condotti in decenni diversi hanno riportato alla luce alcuni resti della primitiva chiesa di età romanica. Ad un livello molto più basso del piano di calpestio attuale, è visibile una porzione di pavimentazione in cocciopesto e di decorazione parietale a tempera secca rossa con motivo a tendaggio, su cui si innesta un secondo pavimento a spina di pesce ad una quota più alta frutto di una successiva ristrutturazione della chiesa che modificò anche la decorazione murale. Gli archeologi hanno anche rinvenuto una serie di inumazioni in linea con la pratica alquanto diffusa nel Medioevo di individuare la chiesa come luogo di sepoltura.



Parzialmente visibili alcune delle colonne che delimitavano le navate della chiesa, eleganti nel loro fusto di pietra e capitello in laterizio. Una di esse conserva frammenti di una ricca decorazione policroma che ne rivestiva interamente il fusto.


















La chiesa fu mutilata nel 1410 quando la navata meridionale fu interamente distrutta per allargare via della Ninna da cui, come già accennato, sono ancora visibili alcune colonne che separavano la navata nord da quella centrale. 
Ancora più profonde trasformazioni investirono la chiesa nel 1560 quando Vasari fu incaricato da Cosimo I di realizzare in quell'area la sede degli uffici amministrativi e giudiziari di Firenze (da qui il nome “Uffizi”). L’imponente struttura architettonica a forma di “U” realizzata dal Vasari impose la riorganizzazione di tutta l’area compresa tra Palazzo Vecchio, sede del governo Mediceo, e il fiume Arno con l’abbattimento di numerosi edifici preesistenti. Fortunatamente la chiesa di San Pier Scheraggio fu solo parzialmente demolita (a farne le spese furono il campanile, la canonica e il cimitero) per essere inglobata in quello che divenne il Palazzo delle Magistrature. La chiesa cessò di essere officiata nel 1782. 

La navata centrale, più ampia di quelle laterali, presenta una porta di ingresso decentrata rispetto all'asse simmetrico frutto dei lavori di intervento vasariani. Destinata per un periodo a guardaroba per i visitatori degli Uffizi, è attualmente adibita a sala conferenze. Conserva una serie di opere di alto pregio che allo stato attuale non trovano collocazione nelle sale espositive della galleria. Tra queste alcuni affreschi di Andrea del Castagno, realizzati per una loggia della Villa Carducci Pandolfini nel quartiere di Legnaia a Firenze. Raffigurano un ciclo di “Uomini e Donne illustri” che, ad eccezione delle figure femminili, celebra figure storiche legate alla città di Firenze. Staccati dal contesto originale nel 1847 e collocati inizialmente nel Museo del Bargello, gli affreschi furono in seguito trasferiti nel Cenacolo di Sant’Apollonia e dopo l’alluvione del 1966 agli Uffizi. 




Singolare, ma poco valorizzata, è un’ara romana risalente al I secolo d.C. dedicata alla memoria di una bambina scomparsa prematuramente di nome Procula. Il padre, committente dell’opera, vi aveva fatto incidere una invocazione alla “damnatio memoriae” per la madre della bimba nonché ex moglie che, a seguito della morte di Procula, aveva deciso di porre termine al matrimonio. Decisione che, a quanto pare, non era stata accolta con favore dal marito.


Procedendo in direzione dell’abside si trovano esposti specularmente sulle pareti opposte della navata due dipinti di dimensioni eccezionali opera di Cagli e Guttuso.
La “Battaglia di San Martino” di Cagli fu realizzata nel 1936. Ritrae sotto forma di manifesto ideologico un episodio delle guerre risorgimentali con tracce stilistiche derivate da Paolo Uccello. La battaglia assume uno stile quasi fiabesco, evitando accuratamente i dettagli cruenti e la narrazione prospettica. 



Guttuso invece interpreta la “Battaglia di Ponte dell'Ammiraglio” con realismo popolare e con un coinvolgimento familiare che derivava dalla partecipazione in prima persona del nonno Ciro a questo evento storico. L’episodio risorgimentale è intriso di attualità: tra i soldati sono riconoscibili i ritratti di alcuni esponenti del mondo politico-culturale a lui contemporaneo e viene stabilito un parallelo tra i valori delle imprese garibaldine e la resistenza antifascista.



Non accessibile per motivi di sicurezza la cripta della chiesa.
L’accesso all'abside è “sorvegliato” dalle sette Virtù commissionate nel 1469 a Piero del Pollaiolo dal Tribunale della Mercanzia che aveva sede in Piazza della Signoria. In realtà Piero non le realizzò tutte e sette. La “Fortezza” è opera di un giovane Sandro Botticelli mentre sulla “Fede” è stata ipotizzata la mano del Verrocchio. Le altre sicuramente sono attribuibili a Piero con il probabile intervento del fratello Antonio. 
























Le Virtù furono pensate per decorare le spalliere dei seggi della Sala delle Udienze. Presupponevano quindi una visione dal basso verso l’alto che motiva la forma marcatamente triangolare dei corpi delle Virtù con una resa massiccia della parte inferiore che si affina salendo verso la testa.
Sul fondo dell’abside risplende la maestosa “Annunciazione di San Martino alla Scala”, affresco del Botticelli databile al 1481, staccato da una loggia antistante il vecchio ospedale di Santa Maria alla Scala per la quale fu concepito. 




Sulle pareti laterali si conservano pregevoli testimonianze artistiche del passato millenario che vanta il luogo su cui sorge San Pier Scheraggio: frammenti di decorazioni parietali con motivi vegetali appartenenti ad una domus romana del IV-V secolo d.C. e resti di colonne della chiesa longobarda dell’VIII secolo. 

La visita è conclusa. Rimane la speranza di assistere, in un futuro non troppo lontano, ad una adeguata valorizzazione di questo luogo nell'ambito di un percorso museale che ne valorizzi compiutamente le ricchezze e la storia che gli appartengono.


Dove: ex Chiesa di San Pier Scheraggio, Piazzale degli Uffizi ingresso 1 - Firenze
Quando: ogni venerdì solo con visite guidate alle ore 9.30, 11.30, 14 e 16.30. Prenotazione obbligatoria allo 0552388693 dal martedì al sabato dalle ore 14.30 alle 16.30.
Costo: gratuito


Copyright ©2016“Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved

mercoledì 18 maggio 2016

90 anni e non sentirli. La mostra sulla storia Fiorentina a Palazzo Medici Riccardi

Novanta anni di storia, novanta anni di Fiorentina. In occasione del novantesimo anno dalla nascita della Fiorentina è stata allestita una mostra nella Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi che ripercorre e celebra i primi 60 anni di vita del club, da quel lontano agosto 1926 anno di fondazione al 1966 stagione ricca di successi per la squadra viola.


Ricorre infatti anche la Grazie all'iniziativa del Museo Fiorentina, in collaborazione con ACF Fiorentina e Foundation for Sports History Museums, sono esposti preziosi cimeli dell'epoca che unitamente a immagini inedite e pannelli esplicativi illustrano la storia della società gigliata e ne commemorano le indimenticabili quanto remote vittorie. L'esposizione si articola a questo proposito in tre sezioni, una dedicata all'anno 1926, una dedicata alla vittoria del primo scudetto nel 1956 e l'ultima ai successi targati 1966.



La retrospettiva storica prende il via, come detto, dai tempi pionieristici dell'unione tra le squadre cittadine del Club Sportivo Firenze e Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas da cui ebbe origine l'Associazione Fiorentina del Calcio, maglia biancorossa e campo sportivo in via Bellini, lo stadio fino allora della Libertas costruito tra il 1921 e il 1922 dalla ditta di costruzioni edili della famiglia Pontello che, corsi e ricorsi storici, molti decenni più tardi diventerà proprietaria della società Fiorentina. 


La nascita della Fiorentina si deve alla tenacia, alle abilità diplomatiche e all'impegno economico del marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano che nell'agosto del 1926 riuscì a fondere insieme le due storiche società cittadine mettendo fine a decenni di rivalità e portando finalmente a Firenze quel grande calcio che, a dispetto di altre grandi piazze italiane, ancora mancava. Alcuni scarpini, un pallone e una foto sgualcita dell'epoca richiamano alla mente un calcio fatto di campi polverosi, senza fronzoli, di partite combattute su campi di provincia.


Sotto l'illuminata presidenza del marchese Ridolfi si assistette anche al passaggio dal biancorosso al viola, divenuto da allora il colore simbolo della Fiorentina, e la costruzione nel biennio 1930-1932 dello Stadio comunale allora chiamato Giovanni Berta su progetto di Pier Luigi Nervi.
Sulla base di alcune testimonianze dell'epoca sembra che la data di nascita ufficiale della Fiorentina, correntemente individuata nel 26 agosto 1926, debba essere piuttosto posticipata di 3 giorni a domenica 29 agosto. Da un articolo riportato sul giornale cittadino La Nazione del 27.08.1926 si evince che la sera prima in Bordo degli Albizi sarebbe avvenuta una riunione tra dirigenti di società toscane per proporre al Direttorio Federale una serie di modifiche al regolamento della FIGC. Le due società della Libertas e del Club Sportivo risultano ancora distinte e rappresentate ognuna da relativi dirigenti in carica, il che farebbe pensare ad una fusione ancora non sancita a livello ufficiale.


A trent'anni dalla nascita, sotto la presidenza di Enrico Befani e la guida tecnica di Fulvio Bernardini, arriva il primo glorioso scudetto in riva all'Arno. Il titolo conquistato con cinque turni di anticipo con un pareggio sul campo della Triestina quasi esattamente 60 anni fa, il 6 maggio 1956, concludeva una cavalcata inarrestabile che vide i viola concludere con dodici punti di vantaggio sulla seconda classificata e con una sola sconfitta al passivo subita all'ultima giornata sul campo del Genoa.


Una piccola teca rende omaggio al Grande Torino e alla società granata le cui vicende sportive sono da sempre intrecciate con quelle viola. Un pallone di cuoio, un paio di scarpini e la maglia di Giuseppe Grezar, il mediano di quella quadra che dominò gli anni quaranta del XX secolo. Pochi oggetti dal valore inestimabile per perpetuare il ricordo di quella squadra leggendaria perché "la tragedia non è morire ma dimenticare".
La maglia viola indossata da Armando Segato nella stagione 1956-57 con il tricolore cucito sul petto e il gagliardetto della finale di coppa campioni persa persone contro il Real Madrid di Di Stefano e Gento davanti ad oltre 120000 si concludono gli anni 50.


Con l'ultima sezione si passa alla stagione 1966 che videro i gigliati protagonisti nelle coppie con la doppia vittoria della Coppa Italia e della Mitropa Cup. Due trofei e altrettante splendide maglie. In lanetta, con il classico colletto e scollo a V, giglio e coccarda cuciti a mano e quell'inconfondibile colore viola. Che fa gioire, soffrire e riempie di passione i cuori di una città intera.





Dove: Galleria delle carrozze, Palazzo Medici Riccardi - Via Cavour 3 Firenze
Quando: fino al 29 giugno 2016 tutti i giorni con orario 10-18
Costo: gratuito


Copyright ©2016“Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved

venerdì 13 maggio 2016

Botteghe artigiane e natura nella XXII edizione di Artigianato e Palazzo

Nella splendida cornice del Giardino Corsini è ospitata fino a Domenica 15 Maggio la mostra mercato “Artigianato e Palazzo” dedicata al mondo della creatività e tradizione artigiana, da sempre radicata nel tessuto storico-economico della Toscana e non solo. Giunta alla sua XXII edizione, dal 1995 ad oggi questo evento ha riscosso un successo in crescendo di anno in anno dando visibilità a 149 diversi mestieri. 






Per l'esposizione 2016 è stato proposto per la prima volta ai partecipanti un tema su cui riflettere. Data la ricorrenza del 50°anniversario dell'alluvione di Firenze, il soggetto selezionato è ricaduto sull'acqua allora fonte di distruzione e oggi fonte di ispirazione e creatività. Sono stati selezionati circa 80 artigiani, italiani e stranieri, le cui creazioni spaziano dalle creazioni ceramiche artistiche alla carta intagliata di influenza giapponese, passando per gioielli intagliati nel corallo di tradizione campana e accessori di bigiotteria che uniscono, con un occhio rivolto al riciclo, materiali diversi alla unicità dei pezzi.



Rappresentate anche le storiche produzioni locali di argenterie, prodotti e cappelli in paglia, intarsi e decorazioni, profumi ed essenze che rendono il giardino Corsini un tripudio di arnesi da lavoro e un laboratorio artistico a cielo aperto. Colori e forme che si fondono, materia che prende vita dalle mani di maestranze specializzate che danno prova della loro abilità dal vivo. Antiche tecniche che si fondono con nuove sperimentazioni in un delicato equilibrio tra tradizione e modernità.





E' un piacere, oltre che un sollievo, assaporare il gusto antico del saper creare, della tradizione artigiana che si tramanda di generazione in generazione resistendo tenacemente agli assalti della globalizzazione e della meccanizzazione. La raffinata arte del liutaio sopravvive accanto alla colorata lavorazione delle piume, al mestiere di ciabattino o al maestro vetraio a cui è dedicata la mostra principe con esibizione di soffiatura del vetro nell'Orto delle Monache.
Anche il palato trova la giusta soddisfazione con le eccellenze gastronomiche di antiche pasticcerie, forni e aziende agricole.



Un piacere passeggiare lungo il viale centrale del giardino popolato di statue e piante di agrumi, o nelle due grandi limonaie finestrate da cui si ammirano i disegni geometrici delle siepi di bosso.





Due parole le merita senz'altro anche la location della mostra Progettato dal Buontalenti sul finire del 1500 su commissione di Alessandro Acciaioli, il giardino subì sostanziali modifiche nel 1620 quando la proprietà passo alla famiglia Corsini che affidò l'incarico a Gherardo Silvani di realizzare uno scenografico giardino all'italiana il cui impianto, fatta eccezione per alcune trasformazioni apportate nell'800, si è mantenuto inalterato.




Dove: Giardino Corsini via della Scala 115 – Firenze
Quando: dal 12 al 15 maggio 2016 con orario 10-20
Costo: biglietto intero 8, ridotto 6, omaggio bambini fino ai 12 anni



Copyright ©2016“Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved


lunedì 9 maggio 2016

A primavera sboccia il Giardino dell'Iris

E’ aperto solitamente un mese all'anno circa, quest’anno 26 giorni per la precisione, e il momento per visitarlo è proprio questo. Sto parlando del Giardino dell’Iris al Piazzale Michelangelo, una meraviglia botanica adagiata su un pendio, il “Podere dei Bastioni”, che guarda uno dei panorami più affascinanti del mondo.


Il giardino ha una lunga storia che risale al 1954, quando il Comune di Firenze concesse il terreno in questione per ospitare il 1° Concorso Internazionale per le migliori varietà dell'Iris. Inaugurato ufficialmente nel 1957, dal 1959 il giardino è gestito dalla Società Italiana dell'Iris (S.I.D.I.), fondata proprio con questo scopo in quell'anno. La Società si occupa anche di promuovere la conoscenza, la diffusione e lo sviluppo della coltivazione dell’iris organizza annualmente, in collaborazione con il Comune di Firenze, il Concorso Internazionale dell’Iris a cui partecipano ibridatori di tutto il mondo.



I rizomi di ogni varietà che partecipa al concorso vengono coltivati al Giardino dell'Iris del Piazzale Michelangelo per tre anni prima di essere giudicati da una Giuria Internazionale che definisce una graduatoria e assegna i premi ai vincitori. Un premio speciale è offerto dal Comune di Firenze all'ibridatore che riesce ad ottenere la varietà di iris di colore rosso che più assomiglia a quello presente sul gonfalone della Città. Anche se comunemente si parla di giglio, non va dimenticato che è l’iris rossa in campo bianco il vero simbolo di Firenze sede ideale quindi per custodire questo giardino e celebrare la bellezza di questo fiore.

A causa delle condizioni climatiche dei mesi scorsi, le varietà di iris iscritte al concorso 2016 non possono essere giudicate in quanto non hanno raggiunto gli standard di sviluppo necessari per una corretta valutazione. La Società Italiana dell’Iris ha quindi deciso di posticipare tale giudizio nel concorso che avrà luogo nel 2017.

Affacciandosi alla balconata sul fianco orientale del Piazzale si intravede uno scorcio del giardino che da quassù appare come un quadro uscito dalla mano di un pittore impressionista. Vialetti selciati in pietra serena, ulivi e panchine si fondono con la tavolozza di colori puntiforme rappresentata dalle iris a cui fa da scenario il profilo della città di Firenze. Una scala seminascosta dà accesso ai due ettari e mezzo di superficie del giardino, un collage di aiuole disposte su più livelli.




Nei pressi dell’ingresso brillano i colori delle iris vincitrici (primi e secondi premi) delle varie edizioni del concorso internazionale che accolgono idealmente il visitatore in un tripudio di colori e varietà tra cui alcune spontanee e altre considerate a rischio estinzione. Giaggioli dai colori rosa antico, granata, o con screziature che sembrano marmoree. E poi ancora tante sfumature di viola, la varietà cromatica del giallo e il candore del bianco accanto alla vivacità di mille petali arancioni.







Dove: Giardino dell'Iris, Piazzale Michelangelo (balcone est) - Firenze

Quando: ogni anno fine aprile-fine maggio (quest'anno dal 25 aprile al 20 Maggio 2016) tutti i giorni compresi festivi con orario 10-12.30, 15-19. Parzialmente accessibile ai portatori di handicap. E' vietato l'ingresso ai cani (eccetto cani guida). Il giardino è visitabile tutto l'anno previo appuntamento; è possibile prenotare anche visite guidate (in italiano e inglese) per gruppi e scolaresche.
Costo: gratuito


Copyright ©2016“Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved