A
distanza di un anno eccomi di nuovo a parlare della splendida Villa Medicea di
Poggio a Caiano. Il mio precedente post,
il secondo in ordine di tempo sul mio blog che vedeva la luce esattamente 365
giorni fa, descriveva il viaggio nelle cucine “segrete” della villa aperte
eccezionalmente dopo un lungo periodo di restauro. Questa volta è il turno gli
appartamenti del piano terra e piano nobile, il cuore di questa villa che
costituisce insieme ad altre 11 il grandioso sistema di residenze medicee disseminate
nella Toscana settentrionale. Sorte tra il XV e il XVII secolo, le ville
medicee hanno innovato il concetto di palazzo principesco dell’epoca creando
una nuova tipologia presa a modello dalle corti di tutta Europa.
Commissionata da Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo per farne una delle residenze estive della famiglia, l’edificio si basa su proporzioni e simmetria che donano una ricercata armonia architettonica. Due scaloni curvi, aggiunta ottocentesca, regalano movimento alla facciata che si apre sull'esterno con un porticato nella parte più bassa e con un loggiato sormontato da un timpano al livello superiore.
I
locali del pianterreno sono annunciati dalla sala d’ingresso, con soffitto a
stucchi a cui segue il “teatro delle commedie” fatto realizzare da
Marguerite-Louise d’Orleans, moglie di Cosimo III, grande amante insieme al
figlio Ferdinando delle rappresentazioni teatrali alle quali partecipava
talvolta anche come attrice. Il palco come lo vediamo oggi è frutto degli
interventi in stile neoclassico voluti da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone
e Granduchessa di Toscana dal 1809, che fece della villa una delle sue
residenze preferite. Dal teatro si accede alla sala dei biliardi, ambiente
dedicato al gioco e allo svago dai Savoia che lo destinarono a questo uso nel
corso dell’Ottocento affidando la decorazione del soffitto al pittore torinese
Ferri che realizzò un fitto pergolato popolato da putti e amorini.
I tre ambienti dell’appartamento di Bianca Cappello completano il piano: l’anticamera con tre dipinti di Paolo Veronese e il Cristo deposto di Giorgio Vasari (pala d’altare della cappella privata della villa), la stanza del Camino che deriva il nome dal camino cinquecentesco in marmo bianco plasticamente ornato con due telamoni attribuiti alla scuola di Buontalenti e la scala pensile in pietra serena che collegava la stanza con l’appartamento di Francesco I. Tormentata, agognata e dal finale tragico la storia di Bianca e Francesco ricorda quella di Romeo e Giulietta in salsa fiorentina. La nobildonna veneziana e il Granduca, entrambi sposati, furono dapprima amanti tra lo scandalo generale e l’osteggiamento della famiglia medicea; poi, dopo aver coronato il sogno di unirsi in matrimonio, abitarono per circa otto anni le stanze della villa di Poggio a Caiano fino alla loro tragica quanto misteriosa morte, avvenuta a distanza di un giorno uno dall'altra.
I tre ambienti dell’appartamento di Bianca Cappello completano il piano: l’anticamera con tre dipinti di Paolo Veronese e il Cristo deposto di Giorgio Vasari (pala d’altare della cappella privata della villa), la stanza del Camino che deriva il nome dal camino cinquecentesco in marmo bianco plasticamente ornato con due telamoni attribuiti alla scuola di Buontalenti e la scala pensile in pietra serena che collegava la stanza con l’appartamento di Francesco I. Tormentata, agognata e dal finale tragico la storia di Bianca e Francesco ricorda quella di Romeo e Giulietta in salsa fiorentina. La nobildonna veneziana e il Granduca, entrambi sposati, furono dapprima amanti tra lo scandalo generale e l’osteggiamento della famiglia medicea; poi, dopo aver coronato il sogno di unirsi in matrimonio, abitarono per circa otto anni le stanze della villa di Poggio a Caiano fino alla loro tragica quanto misteriosa morte, avvenuta a distanza di un giorno uno dall'altra.
Passioni, intrighi e matrimoni hanno caratterizzato nei secoli la storia della villa che Lorenzo il Magnifico, con una sorta di presagio, aveva chiamato Ambra dal nome di una ninfa protagonista di una vicenda amorosa accidentata.
Uno scalone conduce al piano nobile della villa, diviso simmetricamente in due ali unite dal Salone di Leone X l’ambiente più fastoso e celebrativo della casata medicea. Completato nel 1513 da Leone X, già eletto al soglio pontificio, presenta un soffitto a volta decorato a stucco con emblemi medicei e un ciclo pittorico di affreschi sulle pareti, opera dei maestri Andrea del Sarto, Pontormo, Allori e Franciabigio, che esalta la dinastia granducale attraverso il richiamo a episodi storici e mitologici. Profondamente rimaneggiata nel corso dell’Ottocento negli arredi e negli apparati decorativi, la Sala dei pranzi conserva l’affresco sulla volta con l’apoteosi di Cosimo il Vecchio compiuto sul finire del 600 dal pittore fiorentino Gabbiani.
Sulla
destra della Sala dei pranzi si sviluppano le quattro stanze che compongono
l’appartamento di Vittorio Emanuele II che, durante il periodo di Firenze
capitale, soggiornò spesso nella villa insieme alla moglie lasciando la sua
impronta con alcuni rifacimenti sia all'interno che all'esterno. L’appartamento,
arredato con mobili provenienti da varie residenze sabaude e con lo stemma
della casata in bella mostra, si compone di quattro ambienti (Sala da ricevere,
camera da letto, guardaroba e studio) gli stessi che, specularmente rispetto
alla Sala dei Pranzi costituiscono l’appartamento della contessa di Mirafiori,
la moglie di Vittorio Emanuele II conosciuta come “la bella Rosina”. Queste
stanze erano appartenute in precedenza a Elisa Baciocchi a cui si devono l’impianto
neoclassico delle decorazioni parietali e il bagno con vasca in marmo grigio.
Completano
il Piano nobile dei salotti e la Sala del Fregio, così chiamata perché accoglie
il fregio in terracotta invetriata proveniente dall'architrave del timpano che
sormonta il loggiato della facciata (quello attualmente visibile all'esterno è
una copia degli anni 80 realizzata dalla Richard-Ginori). Staccato nel 1967 per
motivi di conservazione, il fregio fu commissionato da Lorenzo il Magnifico ad
una équipe di artisti che si suppone comprendesse Giuliano da Sangallo, Andrea
Sansovino e Bertoldo di Giovanni. La trama iconografica con scene mitologiche e
allegoriche, definita con il sapiente contributo del letterato Agnolo
Poliziano, si ispira al mondo classico e all'antichità come fonte di
illuminazione e modello di condotta per il presente e futuro.
Dopo la visita degli interni, i giardini della villa offrono un piacevole occasione per una camminata tra la limonaia e la vasca centrale circondata da vialetti, piante di agrumi e alberi secolari.
Peccato per le impalcature che ormai da qualche anno stazionano lungo il porticato che circonda la villa sul lato destro. Moniti metallici che ricordano la necessità di un intervento di restauro che tarda ad arrivare, lo scorrere del tempo in questi casi si rivela spesso tiranno e la speranza è che anche questa spazio possa tornare presto a risplendere come merita.
Dove: Villa Medicea, Piazza de Medici - Poggio a Caiano (PO)
Quando: tutti i giorni eccetto secondo e terzo lunedì del mese. Parco e giardino: ingresso libero dalle ore 8.15; appartamenti monumentali: ingresso ogni ora dalle ore 8.30 con visita accompagnata; museo della natura morta: ingresso ogni ora dalle ore 9.00 previo appuntamento. Orari di chiusura variabili a seconda del mese dell'anno.
Costo: gratuito
Copyright ©2016 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved
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