venerdì 11 agosto 2017

Un piccolo tour a misura di bambini. Bergamo e dintorni

Quattro giorni a disposizione per far divertire due bambini piccoli e scoprire posti nuovi. Con queste premesse carichiamo le valigie in auto e imbocchiamo l'autostrada in direzione Bergamo. 
Come sistemazione scegliamo un agriturismo nella campagna di Palazzago, gestito con passione e cura da una famiglia che ha fatto della realtà campestre una scelta di vita. Un casale rustico, qualche animale da fattoria, la passione per la cucina e tanti prodotti fatti in casa, a km zero, ci accolgono durante il nostro breve soggiorno.

martedì 27 giugno 2017

Mare e...Maremma. Una vacanza in famiglia

Se siete alla ricerca di una destinazione family friendly che unisca il mare, lunghe spiagge, deliziosi borghi, arte e buona cucina ho uno spunto da consigliarvi: la Maremma. Un angolo di terra toscana dal gusto autentico e verace che riesce ad accontentare sia gli amanti della natura che quelli della cultura, unendo i sapori del mare e della campagna.
Punto di partenza l'esplorazione delle antiche città del tufo.

sabato 20 maggio 2017

Il Museo Horne, un prezioso lascito tutto da scoprire nella Firenze poco conosciuta

Il "palagetto" è uno splendido palazzo rinascimentale fatto costruire da una ricca famiglia di mercanti tessili, i Corsi, su un preesistente edificio di età medievale nel cuore del quartiere di Santa Croce. Articolato su più piani, originariamente sviluppava gli ambienti di rappresentanza e affari al piano terra, la sala da ricevimento e le stanze padronali al primo, la sala da pranzo con la cucina e le camere dei bambini e della balia al secondo, e gli ambienti riservati alla servitù al terzo e ultimo piano. 



Il palazzo succedutosi nei secoli a più proprietari subì nel corso dell'800 una fase di abbandono a cui mise fine nel 1911 Herbert Percy Horne, inglese di nascita e architetto, storico dell'arte, studioso e letterato di professione. Raffinato collezionista di opere d'arte in particolare del Quattrocento e Cinquecento, Horne acquistò e restaurò Palazzo Corsi con un attento spirito filologico per ricrearne l'atmosfera di elegante dimora rinascimentale in cui allestire la sua pregiata raccolta di capolavori. La morte lo colse prima della fine dei lavori, portati a termine secondo le volontà di Horne da Carlo Gamba e Giovanni Poggi. La proprietà del palazzo e della sua collezione passò come lascito allo Stato Italiano purché fosse garantita la fruibilità del bene. Dal 1921 il Museo Horne accoglie i visitatori nei suoi ambienti ricchi di fascino custodi di arredi lignei, sculture, dipinti e oggetti preziosi datati tra il Duecento e il Seicento. 





La tavola con Santo Stefano di Giotto, il Cristo crocefisso e la Regina Vasti di Filippino Lippi, le statuette del Giambologna e Ammannati, il dittico portatile di Simone Martini e Lippo Memmi sono tra le opere di maggior pregio. Ma non meno affascinanti sono i cassoni nuziali dipinti o le credenze in legno di noce intarsiato, scrupolosamente selezionate e inserite da Horne in una esposizione equilibrata e curata nei minimi dettagli. 



Tra gli oggetti che si distinguono per la loro peculiarità segnalo la culla di legno di noce intarsiato di manifattura toscana risalente alla seconda metà del XVI secolo, il desco da parto quattrocentesco (una sorta di pregiato vassoio su cui veniva servito alla puerpera il primo pasto dopo il parto) finemente dipinto con un Putto con gli stemmi delle famiglie dei neo genitori e scena del Giudizio Universale e lo stipo a uso medagliere sempre in legno di noce intagliato del XVII secolo. 







Nell'ambiente destinato in origine alla cucina sono esposte una serie di posate argentee tra cui originali nettadenti usati dalle ricche signore del'400. 
Prima di lasciare il Palagetto non perdetevi una chicca nella prima sala al primo piano. Non lontano dalla porta di ingresso sul pavimento c'è una piccola botola quadrata che, sollevandola, crea una visuale sul portone al piano terra. Un antenato dell'attuale spioncino che consentiva di vedere chi bussava alla porta in tutta sicurezza. 
Un museo fuori dai circuiti turistici più conosciuti, da visitare in tutta tranquillità per gustarne a pieno il contenuto, il contenitore e lo spirito infuso dal suo creatore che ancora permea questo scrigno di tesori.





Dove: via de' Benci 6 - Firenze
Quando: tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 14 eccetto il mercoledì
Costo: biglietto intero euro 7,00, ridotto euro 5,00


Copyright ©2017 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved

mercoledì 12 aprile 2017

Firenze "nascosta" parte seconda. Il Cenacolo di Andrea del Sarto

Quartiere 2 di Firenze, periferia est. Una strada stretta perpendicolare alla ferrovia, a due passi dal cavalcavia di Piazza Alberti e adiacente al parco dell'ex manicomio di San Salvi. Qui al numero civico 16 si trova il cenacolo di Andrea del Sarto, all'interno del convento dei monaci benedettini vallombrosani passato intorno alla metà del 500 alle monache di San Giovanni Evangelista di Faenza e poi nel corso dell'800 divenuto museo a seguito della soppressione degli ordini monastici e dell'incameramento dei loro beni da parte dello Stato. 


Il convento, la cui costruzione risale al XI secolo, subì un notevole ampliamento agli inizi del 500 con la costruzione di un grande refettorio preceduto dalle sale della "cucina" e del "lavabo". La decorazione della parete di fondo del refettorio fu affidata nel 1511 ad Andrea del Sarto che, solo 16 anni più tardi, riuscì a portare a compimento l'opera con la rappresentazione dell'Ultima Cena.

 

Un affresco imponente, dalla spiccata vivacità comunicativa che ruota intorno alla centralità delle figure di Cristo e Giuda, seduto al suo fianco e non di spalle come da tradizione stilistica.
Nell'ampio salone del refettorio sono ospitate anche altre opere di Andrea del Sarto, risalenti per lo più al periodo giovanile, e tre dipinti del Pontormo del suo periodo di apprendistato nella bottega di Andrea.
 

L'ambiente del "lavabo" prende il nome dal solenne lavabo in pietra serena, scolpito da Giovanni da Verrazzano e decorato successivamente da Cosimo Gamberucci, dove i monaci si lavavano le mani prima di accedere al refettorio. Nella parete opposta al lavabo, le teche che ora ospitano piccoli dipinti erano un tempo il luogo di ricovero delle stoviglie utilizzate durante i pasti, cucinati nello spazio attiguo dove protagonista indiscusso è un monumentale camino.





Il lungo corridoio di accesso a questa trilogia di ambienti è stato trasformato in una piccola galleria di dipinti manieristi di artisti gravitanti nell'area fiorentina quali il Francianigio, Raffaellino del Garbo e Bugiardini. Menzione a parte meritano le due lunette con la rappresentazione di San Domenico e Santa Caterina opera di suor Plautilla Nelli, monaca dell'ordine domenicano vissuta nel '500 e conosciuta come la "prima donna pittrice di Firenze".




Dove: Via di San Salvi, 16 - Firenze
Quando: Martedì - Domenica con orario 8.15-13.50. Chiuso lunedì.
Costo: gratuito


Copyright ©2017 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved

domenica 29 gennaio 2017

Ultimo dell'anno in Alto Adige con bambini. Un tour tra mercatini e paesaggi incantati

Dopo gli ultimi veglioni di capodanno trascorsi comodamente in casa, questa volta decidiamo di festeggiare la fine dell’anno fuori casa con i nostri due pargoletti immergendoci nella tipica atmosfera natalizia dell’Alto Adige. Con qualche mese di anticipo, dopo una paziente ricerca sul web, prenotiamo una camera panoramica presso la Gasthof “Rösslwirt” nel piccolo paese di Barbiano, una manciata di case e anime all'ombra del campanile (molto) pendente che caratterizza la chiesa romanica locale. Affacciato sulla Valle Isarco, lungo la strada che unisce Bolzano a Bressanone, questo tipico albergo in stile tirolese a gestione familiare, accogliente negli ambienti e nell'ospitalità e seducente per l’ottima cucina tradizionale che offre ai propri clienti, è stata la nostra base di partenza per un tour tra mercatini natalizi e città dell’Alto Adige.

Adeguatamente vestiti per il freddo pungente e con i passeggini come fedeli compagni delle nostre scorribande, ci siamo mossi con estrema facilità in tutti i luoghi che abbiamo visitato. L’assenza di neve ci ha sicuramente aiutato in questo, mentre per combattere le basse temperature abbiamo optato per una bella tuta da sci per i bambini e per un po’ di vin brûlé per gli adulti.
Le nostre esplorazioni hanno avuto come teatro quell'arco di territorio compreso tra Merano ad ovest, Bolzano a sud e Vipiteno a est all'interno del quale gli spostamenti sono brevi e resi rapidi dall'autostrada A22 o da strade statali di grande percorrenza.
Dedichiamo il 30 pomeriggio al viaggio, con arrivo per l’ora di cena all'albergo in modo da essere freschi e riposati per la notte di capodanno. Il 31” battezziamo” il nostro tour con la prima tappa a Vipiteno, il capoluogo dell’Alta Val d’Isarco a una manciata di chilometri dal confine con l’Austria. Il centro ruota attorno alla Torre delle Dodici, all'incrocio tra la città vecchia e quella nuova, che svetta imperiosa sul tessuto urbano. Ai piedi della torre è adagiato il mercatino natalizio circondato da raffinati palazzi borghesi, tra invitanti odori di leccornie e i giri del calesse che accompagna i visitatori per le strade della città.
Dopo una rigenerante e calorica pausa in una pasticceria a base di zelten, tipico dolce tradizionale a base di frutta secca e canditi, riprendiamo il cammino con una visita alla Chiesa di Santo Spirito, affacciata anch'essa sulla piazza centrale, notevole esempio di architettura gotica con un imponente ciclo di affreschi al suo interno. Un piatto fumante di canederli in brodo, un buon brezel e si riparte in direzione del nostro albergo. Mentre i bambini riposano in vista della lunga notte mi concedo un giro panoramico in auto nei dintorni di Barbiano da dove, tempo e voglia permettendo, si dipanano numerosi sentieri nella ridente natura circostante. Un paesaggio rigenerante si staglia davanti a me. Macchina fotografica a portata di mano, le vette montuose scarsamente innevate, ameni prati verdi su cui cala una pace surreale. 


E’ tempo di tornare all'albergo per radunare la truppa: ci aspetta Ortisei dove alle 18.00 iniziano i festeggiamenti che animeranno il paese nella notte più lunga dell’anno. Al calare della sera Ortisei appare come un piccolo presepe illuminato, il saliscendi di vie e gli eleganti edifici rischiarati da mille candide luci. Impareggiabile la veduta che se ne gode dall'alto. Attraversiamo tutto il centro, attratti dalle consuete casette di legno che offrono ristoro e prelibatezze, per raggiungere la pista Palmer teatro della fiaccolata dei maestri della locale scuola di sci e snowboard. A seguire un bello spettacolo pirotecnico ci proietta già in avanti di qualche ora, ma tutto sommato questa anticipazione non ci dispiace affatto. Per ora di cena rientriamo alla base, ci aspetta il cenone organizzato dal nostro albergo con un succulente menù che culmina con il buffet di dolci e brindisi della mezzanotte. Ci godiamo i fuochi d’artificio che colorano il cielo della valle sottostante, salutiamo il 2016 e ci apprestiamo a tuffarci nel nuovo anno.


Il 2017 ci accoglie con una gelida mattinata e un cielo terso e azzurro. Attraverso un paesaggio avvolto da un manto di ghiaccio ci addentriamo nella Val Pusteria con destinazione Brunico. Lasciata l’auto nei pressi di Via Bastioni, animata da un grande mercatino natalizio, accediamo al centro storico di impianto medievale attraverso una delle antiche porte della città. I classici edifici con finestre a sporto scandiscono la via Centrale che taglia la città in senso longitudinale. Ci sediamo in un punto ristorazione nei pressi della Chiesa delle Orsoline: la vicinanza di una stufa, delle coperte sulle gambe, un bicchiere colmo di vino di mele caldo e un piatto fumante di gulasch stemperano a stento la rigida temperatura invernale.
Nelle prime ore di pomeriggio raggiungiamo, appena fuori il centro abitato, la cabinovia che sale sulla cima di Plan de Corones una terrazza naturale ad oltre 2000 metri da cui lo sguardo spazia a 360° sulle Dolomiti e su molte altre vette dell’arco alpino. La giornata è limpida e la potenza del paesaggio si cela nella sua interezza. Fa un certo effetto vederle così spoglie di neve nel pieno della stagione invernale; il divertimento degli sciatori, nel loro frenetico andirivieni di tute colorate e sci di ultima generazione, è assicurato dalla neve artificiale che imbianca i cento chilometri di piste del comprensorio. Anche per i bambini quel sottile strato di neve è sufficiente per un po’ di sano divertimento: due pallate, una corsa in slittino e qualche “tuffo” nel mare bianco.
Arriviamo a Bressanone all'imbrunire, in quell'esatto momento magico in cui la città si accende di un’atmosfera magica. Il Ponte Aquila sull’Isarco ci introduce nel centro storico, in corrispondenza della Torre Bianca, un regno incantato dalle mille luci. Nella centralissima piazza Duomo, davanti alla cattedrale color crema dall'inconfondibile stile barocco, si allineano le casette lignee del mercatino natalizio più affascinante tra quelli visitati. Si respira una sensazione di magia tra gli alberi illuminati, lo scintillio delle palle di Natale e l’odore di pan di zenzero e cannella.


Il terzo giorno è tutto per Bolzano. Inutile dilungarsi troppo sul suo incantevole centro storico, ordinato e a misura d’uomo, sul mercatino in Piazza Walther, un tripudio di presepi, decori natalizi e squisitezze per gli occhi e palato, su Piazza delle Erbe, sui tesori storico-artistici ed esercizi commerciali che ne costellano le vie. Guide e web abbondano di informazioni. Appassionante è la visita al Museo archeologico provinciale dedicato al ritrovamento di Ötzi, il corpo di un cacciatore dell’età del Rame rinvenuto casualmente sulle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria ormai 25 anni or sono. Ricco di informazioni e dettagli, questo museo si presta particolarmente alla visita di bambini e ragazzi per la sua impostazione fortemente didattica e stimolante. Ci congediamo da Bolzano nel tardo pomeriggio dopo una gustosa sosta in una delle eleganti caffetterie che si affacciano su Piazza Walther.



Siamo al penultimo giorno che prevede un ricco programma articolato in più tappe. Mentre il sole inonda di luce le montagne, raggiungiamo Castel Roncolo alle spalle di Bolzano all'imbocco della Val Sarentino. Raggiungibile con un strada pedonale ciottolosa e alquanto ripida, questo castello sorge intatto nella sua foggia medievale su uno sperone roccioso e conserva al suo interno il ciclo di affreschi a carattere profano più esteso al mondo. Peculiarità che gli ha valso il nome di “Maniero Illustrato”: una galleria parietale di preziose testimonianze sulla vita di corte e sui suoi costumi, un intreccio di temi cavallereschi e letterari che trionfano nel ciclo di scene in terra verde raffigurante il mito di Tristano e Isotta.
Con la statale 38 dello Stelvio Merano si raggiunge in un tiro di schioppo. Prima di entrare in città facciamo una breve deviazione verso nord in direzione Lagundo dove ha sede la fabbrica della birra Forst. In uno spazio all'aperto chiamato “Giardino Forst”, è ricreato nel periodo natalizio un piccolo villaggio con piccole quanto deliziose casette di legno dove concedersi un buon pasto innaffiato dalle birre di produzione locale. A seguire, per smaltire le calorie accumulate, una piacevole camminata a Merano sotto i portici delle vie del centro tra boutique e botteghe artigianali, dentro le stanze del castello principesco e tra le casette dello scintillante mercatino di Natale nella passeggiata Lungo Passirio.


L’ultimo giorno è ormai giunto e i bagagli malinconicamente preparati. Ci congediamo dall'Alto Adige con una breve visita al borgo antico di Chiusa prima e a San Paolo dopo, il paese dei presepi nei pressi di Bolzano. Da qui, costeggiando il Lago di Caldaro, procediamo sulla strada del vino fino al paese di Termeno dove, dopo acquisto in una delle tante enoteche presenti dell’eccellente vino locale Gewürztraminer, imbocchiamo l’autostrada in direzione di casa.


Copyright ©2017 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved