sabato 2 gennaio 2016

Body Worlds. La plastinazione in mostra a Firenze

Andare o lasciar perdere. Questo il dubbio amletico con cui combatto per molti giorni sull'opportunità di visitare la mostra scientifica Body Worlds, approdata a Firenze a fine Novembre presso la chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte, a due passi dal Ponte Vecchio. Io, appassionato di arte, archeologia e mostre, ma profano di medicina, anatomia e studi scientifici mi trovo di fronte ad un bivio. Ma non si può esprimere un giudizio su qualcosa che non si conosce. E allora, senza pregiudizi ma con un po’ di ansia, mi reco alla mostra stuzzicato dai tanti spunti di interesse che questo evento trascina con sé. Innanzitutto la fama che lo accompagna: dalla prima esposizione datata 1995 a oggi la mostra ha collezionato più di quaranta milioni di visitatori nelle circa cento città di tutto il mondo che l’hanno ospitata. E poi l’occasione di vedere da vicino il corpo umano, così nel dettaglio come mai mi è capitato prima d’ora.

Body Worlds è una mostra scientifica il cui scopo è divulgativo. Rivolgendosi ad un pubblico ampio, compresi bambini e ragazzi, illustra il funzionamento del corpo umano, dei suoi singoli componenti e degli effetti che su di esso hanno una vita poco salutare e l’abuso di alcol e tabacco. Tutto questo attraverso l’esposizione di veri corpi umani e campioni anatomici accompagnati da pannelli didascalici che con l’uso di un linguaggio semplice e accattivante conducono alla scoperta di quel mondo così complesso che si cela sotto la nostra pelle. I circa duecento preparati anatomici in mostra sono stati sottoposti alla plastinazione, una tecnica di conservazione inventata nel 1977 da Gunther von Hagens durante la sua attività di anatomista presso l’Università di Heidelberg. Nata con uno scopo scientifico, ossia per preservare piccoli campioni per la formazione e lo studio degli studenti di medicina, all'inizio degli anni 90 ha iniziato a interessare interi corpi umani ed essere pensata per la sensibilizzazione del grande pubblico con la prima mostra in Giappone.

Il procedimento della plastinazione (che richiede 1500 ore di lavoro per un corpo intero) prevede innanzitutto l’arresto del processo di decomposizione attraverso l’iniezione nelle arterie di formalina a cui segue una dissezione anatomica con la rimozione della pelle e del tessuto adiposo. Il corpo viene quindi immerso in un bagno di acetone per innescare la disidratazione dei fluidi corporei e del grasso solubile; mediante l’impregnazione forzata sotto vuoto l’acetone è sostituito da materia plastica liquida (caucciù siliconico) e il corpo può essere così modellato secondo la posizione desiderata. L’ultima fase del processo prevede una polimerizzazione ottenuta con il gas che conferisce ai preparati solidità e lunga durata. La plastinazione mantiene inalterati i colori dei campioni anatomici, li rende inodori e ne consente il modellamento in pose dinamiche: il giocatore di badminton, la ballerina, l’uomo vitruviano e l’atleta sono alcuni dei corpi in mostra plasmati con movimenti estremamente plastici che mettono in evidenza il funzionamento sinergico di tutte le componenti anatomiche durante l’attività motoria.

Attraverso gli apparati, gli organi e i tessuti von Hagens vuole mettere in risalto le meraviglie del corpo umano sottolineandone l’elemento estetico insito nella sua eterogenea composizione. La morte, esemplificata nei cadaveri oggetto della mostra, è l’elemento attraverso il quale si spiega l’essenza della vita, le funzioni organiche e la vitalità che animano la nostra interiorità corporea.
L’esposizione si presenta infatti con l’allestimento dal titolo “Al Cuore della Vita”, incentrato sul sistema cardiovascolare e sul cuore, motore del fisico e sismografo dei sentimenti, con l’invito dichiarato a prendersi “a cuore” il proprio corpo e la propria vita.
Per questo motivo, accanto all'incredibile apparato circolatorio con i suoi 96000 km di vasi sanguigni o alla mirabolante trama di organi dell’apparato digerente, nelle teche sono esposti a confronto organi sani e organi affetti dalle patologie più frequenti per far vedere cosa accade “realmente” al nostro interno come conseguenza di malattie o errate abitudini (particolarmente significativi i polmoni anneriti di un soggetto fumatore su cui sono evidenti i danni arrecati dalle sigarette).


Nel corso degli anni le mostre di von Hagens sono state al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica, scatenando fervidi dibattiti sulle questioni etiche legate all'esposizione di cadaveri umani. Critiche severe sono arrivate in particolare dal mondo cattolico che la definisce una provocazione e una mancanza di rispetto verso il corpo umano, ma anche in altri ambienti c’è chi ha storto la bocca ritenendola offensiva della sensibilità umana.
La linea di demarcazione tra detrattori e sostenitori passa attraverso il concetto di spettacolarizzazione: per i primi si usa la morte per fare spettacolo, per i secondi è la vita che viene posta sotto i riflettori. Non siamo di fronte a una disumanizzazione delle plastinazioni, ma molto dipende da quale importanza scientifica si attribuisce alla portata dell’evento. Se si considera come mera esibizione o come strumento di conoscenza. Esistono quindi diverse chiavi di lettura da cui scaturiscono considerazioni di natura antropologica, morale ed etica discordi a seconda del visitatore in questione.
Non si può parlare certo di arte, ma come la definisce l’ideatore della mostra di “anatomia estetica”. Von Hagens di se stesso dice “sono un inventore e uno scienziato con un interesse per l’arte, ma di certo non sono un'artista con scopi scientifici”. Emblematica in questo senso la plastinazione con due corpi che raffigurano un’operazione chirurgica secondo la composizione ripresa dall'opera di Rembrandt “Lezione di Anatomia del Dottor Tulp”: un corpo steso sul lettino a rappresentare il paziente e il medico in piedi, di lato.


La plastinazione e le mostre ad essa connesse trovano origine nell'atto legale (che garantisce l’anonimato) con cui alcune persone dispongono volontariamente e consapevolmente di donare alla loro morte il proprio corpo per motivi di pubblica utilità o per il fascino della plastinazione. Esiste un’apposita organizzazione, l’Heidelberger Institut für Plastination, che dal 1982 ad oggi cura il programma di donazione dei corpi e ha annotato nei propri registri ben 13000 donatori. Secondo i dati forniti dallo stesso Istituto, tra le motivazioni principali che spingono a donare il proprio corpo si annotano l’entusiasmo verso la plastinazione e l’essere oggetto di esposizione pubblica. Una sorta di esibizionismo post mortem.

Non c’è che dire, è un evento che non lascia indifferenti. O si apprezza o si detesta. Costringe quantomeno a riflettere e a guardarsi “all'interno”. Mi aggiro tra le teche osservando con occhi da profano mentre una scolaresca si accalca intorno ad un professore intento a spiegare le funzioni di un sistema nervoso esposto nella sua interezza. Salgo la straordinaria scalinata cinquecentesca del Buontalenti che conduce verso l’altare del Giambologna, inopportunamente celato da pannelli. Da questa posizione sopraelevata si vede tutta la navata della chiesa: un mosaico di luci e ombre che mette in risalto i virtuosismi della plastinazione ma che oscura del tutto gli altari di marmo in stile barocco, con tele e crocifissi di epoca rinascimentale, che scandiscono le pareti laterali.


Assorto nelle mie elucubrazioni esco dalla chiesa e raggiungo l'esterno. Mi fermo nella piccola piazzetta su cui si affaccia Santo Stefano al Ponte, che dal 1986 non svolge più la sua funzione di luogo di culto ed è diventata uno spazio per mostre e auditorium per concerti. Sono al cospetto di una delle più antiche chiese di Firenze, che nella sua lunga storia ha subito gravi ferite nel corso della Seconda guerra mondiale, durante l’alluvione del 1966 e con l’attentato mafioso nella vicina via dei Georgofili del 1993.
Uno dei tanti tesori celati della città, con il suo bel portale in marmo bianco e verde e con la sua facciata metà romanica e metà gotica che rimangono sconosciute ai più, nascoste dal via vai frenetico di via Por Santa Maria e dagli sguardi della maggioranza dei turisti che ogni giorno si muovono tra Piazza della Repubblica e il Ponte Vecchio.


Dove: Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Piazza di Santo Stefano 5, Firenze
Quando: Fino al 20 marzo 2016 con orario Lunedì – Giovedì dalle 10 alle 20, Venerdì e sabato dalle 10 alle 23, Domenica dalle 10 alle 21 (Ingresso consentito fino ad un’ora prima dell’orario di chiusura della mostra)
Costo: Intero 16 euro, studenti e ridotti 14,00 euro, bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni 12,00 euro, bambini sotto ai 6 anni ingresso gratuito.



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