venerdì 12 agosto 2016

La riscoperta delle grotte del Poggi al Piazzale Michelangelo. Luci e ombre sulla terrazza di Firenze

Undici spazi fissi dedicati e circa 750 eventi in programma animano la vivace estate fiorentina targata 2016. Ce n’è per tutti i gusti. Musica, arte, cinema, teatro, danza, tradizione e letture abbracciano la città a macchia di leopardo nei mesi più caldi dell’anno. 
Iniziativa di assoluto valore, su cui desidero soffermarmi, è quella che ha visto protagonista la neonata Associazione Meriggio Fiorentino costituitasi proprio con l’intento di partecipare al bando per l’Estate Fiorentina 2016. Cuore dell’iniziativa una mostra pittorica-scultorea di tre artisti contemporanei, Fuad, Giuliano Pini e Gian Paolo Talani, progettata realizzata e allestita a cura di Paolo Nocentini e Francesco Innocenti. 


 

Senza nulla togliere alle virtù artistiche delle opere in mostra, l’eccezionalità a cui accennavo precedentemente risiede nella location, tanto per usare in termine molto in voga, che per diciotto giorni ha ospitato l’esposizione: le tre grotte sottostanti la balconata del Piazzale Michelangelo. 


Un luogo da sempre abbandonato e colpevolmente dimenticato sebbene intimamente congiunto a quel suolo calpestato ogni anno da milioni di turisti, un triste “cono d’ombra” appena sotto la celebre terrazza con vista su Firenze. Eppure anche da queste grotte si gode di un invidiabile scorcio panoramico, luogo di sosta per chi arriva dal sinuoso viale Poggi o si “arrampica” sulla collina tramite le Rampe. 



Per dare ancora più lustro a Firenze Capitale, il Poggi realizzò un impianto monumentale di scalinate, vialetti, grotte e fontane che dalla Torre di San Niccolò, prospiciente l'Arno, scandivano la salita fino al nuovo belvedere sulla città. Le grotte, scavate nella roccia, si collocano su tre differenti livelli. Ricoperte di manieristiche concrezioni e stalattiti facevano da sfondo a vasche e giochi d'acqua, di cui ormai resta solo un lontano ricordo. Ma è lo stato di abbandono generale di tutto il complesso delle Rampe quello che colpisce. Una porta di accesso al paradiso vittima dell'incuria e del degrado, una collana di perle al collo di Firenze trasformatasi in un cappio di corda. La prime serie di grotte, affacciate su Piazza Poggi, giacciono seminascoste dalla vegetazione rampicante specchiandosi in vasche dall'aspetto paludoso.




Le tre grotte poste al livello più alto sono quelle che l'Associazione Meriggio ha adottato e riportato alla luce. Chiuse da sempre da una imponente cancellata di ferro, senza vasche e concrezioni diversamente dalle sorelle sottostanti, si ergevano umilmente lì inutilizzate. Senza un uso né una destinazione che non fosse quella di discarica di rottami, sudicio e guano, o per dirla con le parole dell'organizzatore “una concimaia”. Una ruspa, tre camion, tanto sudore e un'infinita passione sono serviti per ripulire e restituire dignità a questo posto che merita ben altro rispetto. L'intuizione del Meriggio Fiorentino è stata quella di sapere leggere tra le pieghe del decadimento in cui versavano le grotte una potenzialità da sprigionare, da liberare attraverso quei cancelli che sembravano aver definitivamente sigillato il loro destino. 





I promotori di questa iniziativa, frutto di un grande gesto d'amore per Firenze, hanno permesso alla loro città di riappropriarsi di un luogo semplice ma suggestivo proprio come è stata la loro esposizione. Un momento di approfondimento artistico, occasione di incontro e di riflessione. Su cosa è stato fatto e su cosa non dovrebbe essere più fatto. Con la speranza che la dote lasciata in dono alla città sia di esortazione per poter gettare uno sguardo più sereno su questo un angolo di città.




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