La storia dell’Opificio delle Pietre Dure parte da molto lontano nel tempo. Bisogna risalire al 1588, anno in cui Ferdinando I de’ Medici dette vita a una manifattura artistica per la lavorazione delle pietre dure, i cui laboratori ebbero sede inizialmente nel Casino di San Marco per poi essere trasferiti agli Uffizi.
La manifattura era specializzata nella realizzazione di oggetti con la tecnica del “commesso in pietre dure”, detta anche mosaico fiorentino, che consisteva nell'assemblare (il temine commesso deriva dal latino “committere”= congiungere) piccole tessere di pietra, tagliate singolarmente sulla base di un disegno pittorico iniziale, poi fissate con della colla su una lastra di lavagna. Vennero in tal modo creati arredi e oggetti artistici di eccezionale valore, particolarmente apprezzati anche al di fuori dei confini nazionali e ambiti dalle famiglie più ricche e potenti d’Europa. Il capolavoro massimo di questa manifattura, che proseguì anche sotto la dinastia dei Lorena, è la Cappella dei Principi nelle Cappelle Medicee.
Con la fine del Granducato cessò di esistere il motore propulsivo di questa tradizione artistica con un calo drastico delle commesse che fece entrare l’Opificio in una grave crisi da cui uscì con rinnovato vigore grazie allo sviluppo di una nuova attività, il restauro, che da allora è divenuta l’essenza stessa dell’Opificio che oggi è riconosciuto come punto di riferimento a livello mondiale in tale campo.
Il Museo, allestito nei locali storici in via degli Alfani dove hanno sede una parte dei laboratori di restauro una biblioteca specializzata e la scuola di alta formazione, è l’espressione dell’anima primitiva dell’Opificio, quella cioè dedita alla produzione di manufatti artistici. Nato alla fine dell’800 e profondamente ristrutturato nel 1995 su progetto dell’architetto Adolfo Natalini, il museo è allestito secondo un percorso tematico e cronologico.
Le opere del 1500 prediligono soggetti astratti e decori geometrici, quelle datate al secolo successivo mostrano una predilezione verso temi naturalistici in cui si intrecciano fiori, frutta e uccelli. Tutte accomunate da una gamma di pietre sbalorditiva per cromatismo e varietà con materiali provenienti da tutto il mondo.
Alcuni manufatti in porfido rosso antico ci ricordano come questo materiale lapideo fosse apprezzato dai Medici e in particolare da Cosimo I, perché storicamente ritenuta per il suo colore la pietra regale per eccellenza destinata nell'antica Roma alla celebrazione dell’imperatore.
Se reliquiari, orologi, cornici, mobili e tavoli costituivano il repertorio classico della manifattura, non altrettanto si può dire della serie di dieci pannelli con storie bibliche e paesaggi realizzata per l’altare che avrebbe dovuto rifulgere, con i suoi intarsi e metalli preziosi, al centro della già citata Cappella dei Principi. L’altare non fu mai collocato nel luogo per il quale era stato pensato e fu smembrato alla fine del ‘700.
Il piano rialzato del salone accoglie un campionario di circa 700 pietre, ordinatamente esposte in vetrine a muro, e una serie di banchi per intagli del XVIII-XIX secolo e strumenti di lavoro su materiali lapidei (rotini, castelletti, rande).
Nelle sale successive al salone si conservano invece le creazioni del periodo post unità d’Italia quando l’opificio iniziò a produrre manufatti pensati per la vendita al pubblico come forma di autofinanziamento.
In questa parte del museo, caratterizzata da un allestimento in stile ottocentesco, si trovano alcune delle opere rimaste invendute.
Le opere esposte si fanno apprezzare per la raffinatezza ed eleganza della loro composizione.
Dove: Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, via degli Alfani 78 - Firenze
Quando: da lunedì a sabato con orario 8.15 – 14
Costo: biglietto intero €4, ridotto €2
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