Lungo l’attuale via del
Proconsolo, alle spalle di Palazzo Vecchio, correva il tratto orientale della
cinta muraria che proteggeva l’antico castrum
della colonia romana di Florentia. Proprio in questo luogo, dove un tempo
sorgeva una torre facente parte dell’antico tracciato murario rinvenuta
casualmente nel 1994 durante dei lavori stradali, fu fondata nel 978 l’abbazia
di Santa Maria Assunta conosciuta da sempre con il nome di Badia Fiorentina. La
nascita di questo complesso monastico, abitato fin dalle origini dai monaci
benedettini che vi rimasero ininterrottamente fino alla soppressione degli
ordini religiosi voluta da Napoleone nel 1808, si deve al volere della Marchesa
Willa di Toscana e ai generosi finanziamenti elargiti dal figlio Ugo, il “gran
barone” di definizione dantesca (una lapide accanto al portale di ingresso
riporta alcuni versi del canto XVI del Paradiso), la cui memoria è scolpita nel
quattrocentesco monumento funebre opera di Mino da Fiesole e nello stemma
familiare (scudo a bande verticali bianche e rosse) che campeggia sull'arco dell’altare maggiore.
Il complesso monastico che
ammiriamo oggi non è quello voluto e realizzato dai Marchesi di Toscana. Della chiesa originaria, a navata unica con
tre absidi semicircolari, non rimangono che flebili tracce per le profonde modifiche e ristrutturazioni subite nella
sua storia millenaria. La prima di esse
ebbe luogo a partire dal 1284 quando sotto la guida di Arnolfo di Cambio fu
diviso in tre navate il corpo della chiesa divisa, edificato un nuovo
presbiterio articolato in due cappelle laterali e un’abside centrale decorate
con affreschi trecenteschi. Sull'altare maggiore risplendeva allora un polittico di Giotto, attualmente conservato alla Galleria degli Uffizi. Anche
il campanile del X secolo fu oggetto di profonde trasformazioni per mano di
Arnolfo di Cambio. Con la sua pianta esagonale e la sua forma elegante e
slanciata con quattro livelli sovrapposti di bifore e la cuspide terminale, è
il simbolo della Badia riconoscibile da tutta la città.
Nel corso del Quattrocento
l’abbazia ampliò notevolmente i propri spazi. Su incarico dell’umanista Filippo
di ser Ugolino Pieruzzi Bernardo Rossellino lavorò dal 1432 alla costruzione
del “chiostro degli Aranci”, due porticati sovrapposti ad archi ribassati
sorretti da colonne ioniche di cui quello superiore affrescato con storie della
vita di San Benedetto che alcuni attribuiscono al pittore portoghese Giovanni
di Consalvo. Fu denominato così per le piante di aranci, assai rare in Europa a quell'epoca, piantate nel cortile del chiostro dono alla Badia dei Padri della
Chiesa Orientale intervenuti al Concilio di Firenze del 1439. Attualmente
sottoposto a restauro, la visita è condizionata da una serie di ponteggi e recinzioni che ne limitano il pieno godimento.
L’amenità e sublimità del luogo vengono meno, il regno del silenzio perde
consistenza in vista di un prossimo pieno recupero dell’antico splendore
artistico-spirituale.
L’area attorno alla chiesa è
frutto di lavori eseguiti nel corso del Cinquecento: il portale di ingresso in
pietra serena su via del Proconsolo, commissionato da Giovan Battista di
Pandolfo Pandolfini a Benedetto da Rovezzano, sormontato da un arco a tutto
sesto decorato con maiolica invetriata con la Madonna, Bambino e angeli; un
atrio, anch'esso di Benedetto da Rovezzano, a cinque campate abbellito da
colonne corinzie da cui si accede sul lato est alla Cappella Pandolfini e alla
piccola Cappella Bonsi (oggi punto vendita dei prodotti dell’abbazia) e sul lato opposto su un
cortile rettangolare affiancato da un porticato con volte a crociera e colonne
con capitelli compositi attribuito a Giuliano da San Gallo.
Ma è con gli interventi di trasformazione occorsi tra gli anni 30 e gli anni 70 del 1600 che la Chiesa ha assunto l’aspetto attuale. L’accesso fu spostato sul lato nord, la pianta della chiesa a croce greca fu resa regolare e ampliata con un nuovo coro molto profondo mentre un soffitto ligneo a cassettoni ottagonali riccamente decorato (opera di Felice Gamberai) nascose le antiche capriate dipinte.
La Chiesa ha assunto la funzione
di parrocchia dal 1925 al 1998, anno in cui è stata affidata alle Fraternità
Monastiche di Gerusalemme un istituto religioso fondato a Parigi nel 1975 che
riunisce monaci, monache e laici con l’intento di portare la spiritualità
monastica nel cuore delle città, creando un’oasi di preghiera e silenzio nonché
un luogo di accoglienza e condivisione.
L’interno della chiesa si presenta elegante e armonioso nella sua linearità architettonica e nell'uso diffuso di pietra serena. Degni di rilievo sono il dipinto di Filippino Lippi della fine del Quattrocento con l’Apparizione della Madonna a San Bernardo e i tre affreschi trecenteschi staccati di ispirazione giottesca conservati nella Cappella di San Bernardo con scene della vita di Cristo. Di Mino da Fiesole sono invece il dossale di alabastro raffigurante Madonna con Bambino e Santi nei pressi dell’entrata e due monumenti funebri. Il primo, dedicato al cancelliere della Repubblica Fiorentina Bernardo Giugni, si trova nei pressi della Cappella di San Mauro; l’altro già citato in precedenza, consacrato alla memoria di Ugo di Toscana, si compone di un sarcofago sormontato da un altorilievo della Carità inseriti all'interno di un’elaborata architettura. Al di sopra del monumento si ammira la grande cantoria intagliata di Felice Gamberai al centro della quale spicca l’Assunzione di Maria Vergine realizzata dal Vasari.
Dove: Badia Fiorentina, via del Proconsolo - Firenze
Quando: Ogni lunedì con orario 15-18
Costo: €3
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