martedì 16 febbraio 2016

La nuova vita del Museo dell’Opera del Duomo tra capolavori del passato e ambientazioni moderne.

È finalmente giunto il tempo di visitare il nuovo Museo dell’Opera del Duomo, inaugurato in pompa magna il 29 ottobre 2015 e della cui realizzazione ho già ampiamente discusso in questo post.


Sotto lo sguardo severo del busto di Cosimo de’ Medici si varca la soglia dell’ingresso storico dove un pannello ricorda che “qui passarono Brunelleschi e Michelangelo”. Giusto per chiarire fin da subito che già si sta calpestando un suolo permeato di arte e storia da sempre, da molto tempo prima che questo posto assumesse le sembianze di un museo. In questo luogo infatti avevano sede le officine dell’Opera del Duomo al cui servizio collaborarono le migliaia di maestranze che dettero vita a quella sensazionale impresa collettiva rappresentata dal complesso monumentale di Piazza del Duomo. Un grande cantiere dove, gomito a gomito, umili artigiani, laboriosi manovali e alcuni tra i più grandi artisti di tutti i tempi donarono magistralmente vita alla materia.
Ed è proprio tale natura collegiale e multidisciplinare che viene sottolineata nel suggestivo Corridoio dell’Opera. Appena oltrepassato il Cortile del Ticciati (che ospita la biglietteria) si accede a questo passaggio in chiaroscuro che conserva, incisi su una parete curvilinea, alcuni tra le migliaia di nomi di artisti, architetti, musicisti e umanisti al cui ingegno si deve ciò che ammiriamo ancora oggi in Piazza Duomo.


La scultura, elemento caratterizzante degli edifici del complesso, trova la sua immediata celebrazione nella cosiddetta Galleria delle Sculture, con statue provenienti dal Battistero e dai fianchi della Cattedrale. In fondo alla Galleria è visibile, al di sotto di una porzione di pavimento in vetro, la cupoletta rinvenuta durante i lavori di rifacimento del museo e costruita con la tecnica brunelleschiana a “spina di pesce”, impiegata nella costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore.


Siamo al preludio della magnificenza più pura che si rivela nell’attigua Sala del Paradiso. Questo il nome altamente evocativo del maestoso spazio in cui è ricostruita in scala 1:1 la parte di facciata trecentesca del Duomo, realizzata solo per un terzo dell’altezza prevista nel progetto di Arnolfo di Cambio. Una facciata che il Vasari descriveva ricca di “marmi lavorati, con tante cornici, pilastri, colonne, intagli di fogliami” e nella quale la plastica monumentale si ritagliava uno spazio decorativo-divulgativo assai notevole. La facciata incompiuta fu smantellata nel 1587 per volontà del granduca Francesco I de’ Medici ma, grazie ad un disegno che riproduce fedelmente la facciata di Arnolfo, è stato possibile ricollocare nella posizione originale molte statue ad essa appartenuta.




Sulla parete opposta della Sala risplendono due porte monumentali del Battistero, capolavori di Lorenzo Ghiberti che si aggiudicò il concorso indetto per la loro realizzazione (avendo la meglio su un certo Filippo Brunelleschi). Alte 5 metri e larghe 3, ognuna con due ante bronzee dal peso di 9 tonnellate, le porte sono finemente decorate con rilievi scultorei raffiguranti le storie di Cristo sulla “Porta Nord” (riportate all’antico splendore grazie ad un restauro lungo due anni) e le storie dell’antico Testamento sulla “Porta del Paradiso”. Al di sopra delle porte sono posizionati i rispettivi gruppi scultorei che nel Cinquecento decoravano i due ingressi del Battistero.



Accompagnati da una soave musica sacra si raggiunge l’atrio del Regio Teatro degli Intrepidi, costruito per volere del Granduca Pietro Leopoldo Asburgo-Lorena nel 1778 su un terreno fino ad allora destinato a magazzini e officine dell’Opera del Duomo. Caduto in rovina agli inizi del 1900, divenne un magazzino con conseguente smantellamento di tutti gli elementi architettonici e decorativi. Da questo atrio, su cui si apre lo Scalone Nuovo, si accede a due ambienti particolarmente significativi.
La Tribuna di Michelangelo è lo spazio dedicato ad accogliere il capolavoro di Michelangelo, la Pietà del Duomo (detta anche Pietà Bandini dal nome del primo proprietario). Spoglie pareti bianche in contrasto con il pavimento scuro e al centro, su un piedistallo, il gruppo scultoreo scolpito dal maestro giunto ormai alla soglia degli ottanta anni e pensato come monumento funerario per la propria sepoltura da collocare in una chiesa romana. L’opera mostra uno stato di incompiutezza tipico della maturità dell’artista in cui domina il non-finito, a cui si aggiungono i segni evidenti delle martellate inferte da Michelangelo stesso nel 1555 durante un impeto d’ira teso a distruggere la statua per l’insoddisfazione legata ai difetti trovati nel blocco di marmo e per le ripetute insistenze a completare l’opera che gravavano sull'anziano scultore. 


Il corpo di Cristo, appena deposto dalla croce, è sorretto dalla Vergine accovacciata alle spalle del figlio, dalla Maddalena e da un Nicodemo nel cui volto il maestro riproduce le proprie sembianze. La tecnica del non-finito, che si estende anche ai volti delle figure non abbelliti dalla levigatura, non impedisce all’opera di esprimere quel profondo senso di drammaticità che sta alla base del momento rappresentato. Una riflessione sulla morte perfettamente incarnata dall’intimo dolore della Vergine la cui testa sembra fondersi in quella del figlio in una vicinanza fisica che sembra voler contrastare il distacco della morte.
La Sala della Maddalena prende il nome dalla Maddalena penitente, capolavoro di Donatello scolpito intorno alla metà del XV secolo per il Battistero e qui ospitata al centro della stanza. Un’opera insolita sia per il materiale impiegato, intagliata nel legno secondo una tradizione di epoca medioevale, sia dal punto di vista iconografico che trasforma la classica donna giovane e seducente in un’anziana nuda con le mani giunte in preghiera, coperta dai lunghi capelli che a mo’ di vestito scendono su un corpo scarno, provato dai digiuni e dalle penitenze.


Lo Scalone Nuovo ci conduce al primo piano dove prosegue il viaggio all'interno del museo in un perfetto connubio tra eccellenze artistiche e moderni allestimenti museali che valorizzano al massimo il patrimonio e rendono gli ambienti stessi un museo nel museo. È il caso della Galleria del Campanile dove sono accolte le sedici statue monumentali e i cinquantaquattro rilievi che abbellivano le pareti della torre campanaria di Santa Maria del Fiore. 





Tra le statue ampie aperture tralasciano apparire scorci sulla sottostante Sala del Paradiso e sulla monumentale ricostruzione della facciata del Duomo, visibile dall'alto in tutta la sua interezza dall'attiguo Belvedere del Paradiso.

 


La Galleria della Cupola è dedicata ad una delle opere più geniali che la mente umana abbia mai partorito, a quella “struttura sì grande, erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e’ popoli toscani” per dirla con le parole di Leon Battista Alberti. Viene celebrato il talento architettonico e ingegneristico di Filippo Brunelleschi, con modelli lignei quattrocenteschi della cupola e attrezzature “da cantiere” dell’epoca su cui domina un plastico moderno, originalmente sospeso in aria, che con l’ausilio di un video didattico illustra le unicità di questa struttura la cui fama nel mondo è pari alla innovazione e influenza apportate nel campo dell’architettura.





Anche il secondo piano ha la sua bella galleria, speculare rispetto alla sottostante Galleria del Campanile, dedicata ai setti modelli lignei che furono progettati per quel rifacimento della facciata medievale del Duomo a cui ho già accennato in precedenza. Il Belvedere della Cupola offre invece un affaccio panoramico sulla Galleria della Cupola. 


A questo punto non rimane che salire l’ultima rampa di scale, raggiungere il terzo piano e uscire sulla Terrazza Brunelleschiana: questa volta l’affaccio sulla Cupola è reale. È una visione scenografica, vivida, emozionante, il degno finale per un percorso museale dai tratti estatici.




Dove: Museo dell’Opera del Duomo, Piazza del Duomo 9, Firenze
Quando: tutti i giorni con orario 9.00 – 19.00. Chiuso il primo martedì di ogni mese.
Costo: biglietto unico €15 che comprende l’ingresso a tutti i siti del Grande Museo del Duomo (Museo dell’Opera del Duomo, Cupola di Santa Maria del Fiore, Campanile, Battistero di S. Giovanni, Santa Reparata) con validità 24 ore dall'accesso al primi monumento. 


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