martedì 12 aprile 2016

Da Kandinsky a Pollock. L'arte moderna dei Guggenheim in mostra a Firenze

Il rapporto indissolubile che lega l’arte moderna europea e quella americana nello spazio temporale che dal primo dopoguerra arriva fino agli anni sessanta del Novecento. Questo il tema della nuova sensazionale mostra "Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim", allestita negli spazi di Palazzo Strozzi a Firenze con oltre cento opere dei massimi esponenti dell’arte moderna esposte in un percorso che mette in risalto le influenze artistiche tra il vecchio e nuovo mondo. Agli estremi del fil rouge che unisce questi continenti troviamo due esponenti della famiglia Guggenheim, Solomon e Peggy, zio e nipote tra i più famosi collezionisti a livello mondiale. A Solomon e alla sua tardiva passione sbocciata negli anni ’30 per artisti del calibro di Kandisky, Klee e Chagall si deve la nascita di una collezione privata, trasformata nel 1939 nel Museo di Pittura non oggettiva incentrato sull'avanguardia astratta, che diventerà nel 1959 l’attuale Guggenheim Museum di New York.


Peggy, al contrario dello zio, ha il primo approccio con l’ambiente artistico appena ventenne, quando conosce il pittore del movimento dadaista Laurence Vail che poco tempo dopo sposerà a Parigi. Introdotta nei salotti intellettuali parigini stringe amicizia con i primi artisti dell’avanguardia europea di cui diventerà nel giro di qualche decennio la più accanita fautrice e sostenitrice. Costretta per le sue origini ebree a lasciare l’Europa davanti all'avanzata nazista, torna a New York dove la sua attività di gallerista diventerà un veicolo di contatto essenziale tra gli artisti americani e l’avanguardia europea. Al termine della seconda guerra mondiale ritorna in Europa dove a Venezia nel 1949 apre al pubblico la sua Collezione Peggy Guggenheim. Con questa collezione Firenze ha una relazione particolare: prima di trovare la sua collocazione finale nel Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, Peggy la espose nel febbraio del 1949 nei locali della Strozzina.
Il nucleo maggiore di pitture, sculture e incisioni esposte provengono ovviamente dalle collezioni Guggenheim di New York e da Venezia a cui si aggiungono prestiti di altri importanti musei e collezioni private. Le nove sale in cui si articola il percorso sono allestite con una veste chiara di semplici pannelli bianchi su cui spiccano le tonalità più cupe accanto alle tinte più vivaci. Unica eccezione la sala dedicata a Mark Rothko, dominata dalla penombra da cui affiorano le sei opere selezionate del grande artista lettone.
La prima sala non poteva che prendere le mosse direttamente da loro, dai due grandi collezionisti americani della famiglia Guggenheim e dalle opere di Kandinsky, De Chirico, Theo van Doesburg e Max Ernst (che per due anni fu marito di Peggy) che costituirono i nuclei originari delle due collezioni che avrebbero in seguito assunto proporzioni ragguardevoli. Come già accennato, astratta e scevra di riferimenti figurativi quella di Solomon, più trasversale quella di Peggy. La sua predilezione per il surrealismo, alimentata dall'amicizia con Marcel Duchamp, viene celebrata nella sala successiva dove si rende merito all'importante ruolo ricoperto da Peggy nell'introduzione della corrente surrealista nel fertile terreno artistico americano che darà vita a cavallo degli anni '50 all'Espressionismo astratto, esemplificato dalle opere in mostra di Willem de Kooning uno dei suoi massimi esponenti.



Per alcuni artisti Peggy fu una vera e propria mecenate. Le va riconosciuto il merito di aver saputo leggere nelle pieghe della vena artistica di certi pittori la grandezza e genialità che successivamente avrebbero acquisito su scala globale. Emblematico il caso di Jackson Pollock, alla cui produzione di Action painting è dedicata un'intera sala, la cui carriera artistica si deve all'intuito di Peggy e al supporto economico e promozionale da questa fornitogli.
Il fervido sviluppo dell'arte europea del secondo dopoguerra, grazie anche al movimento degli Informali che pone la materia al centro dell'attenzione con le creazioni di Dubuffet, i buchi di Fontana e le plastiche combuste di Burri, viene messo in parallelo con la fucina di movimenti artistici che pervade gli Stati Uniti negli anni '60 e che si riassume nella pittura rigorosa, bidimensionale e geometrica della Post-Painterly Abstraction di Frank Stella e Kenneth Noland. A conclusione di questa dinamica sperimentazione artistica germogliata su suolo americano si erge “Preparativi” di Roy Lichtenstein, l’opera-denuncia della guerra in Vietnam del 1968 che apre la via alla nuova dirompente corrente che segna l’inizio dell’arte contemporanea: la Pop Art
Con questa tela si conclude un percorso espositivo straordinario che ripercorre l’evoluzione dell’arte moderna attraverso una focalizzazione sulle avanguardie, ricostruendo le relazioni tra sponde opposte dell’oceano nel segno dei Guggenheim e del loro indiscutibile ruolo nella promozione, valorizzazione e maturazione dell’arte a loro contemporanea.

Dove: Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi - Firenze
Quando: fino al 24 luglio 2016 tutti i giorni con orario 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00.
Costo: biglietto intero € 12, ridotto € 9,50, gruppi scuole e università - visitatori con disabilità - ragazzi dai 6 ai 18 anni - giovani fino ai 26 anni il giovedì dalle ore 18.00 € 4, gratuito bambini di età inferiore ai 6 anni, accompagnatori visitatori con disabilità, accompagnatori di gruppi, insegnanti. Prenotazione è obbligatoria solo per i gruppi e per le scuole. Biglietto Famiglia
€ 22 per ingresso 2 adulti + bambini e ragazzi fino a 18 anni; speciale due biglietti al prezzo di uno per i possessori CartaFreccia con biglietti delle Frecce destinazione Firenze (con data di emissione antecedente al massimo 5 giorni da quella della visita).



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