Un
portone immenso davanti e un campanello sul lato sinistro con
l’indicazione “suonare qui”. Inizia così il mio approccio a
Palazzo Venturi Ginori, già Casino Mediceo, situato in via della
Scala a Firenze, giusto due passi dietro la stazione di Santa Maria
Novella. Lo spunto per visitare questo palazzo, che ammetto di aver
colpevolmente ignorato fino ad oggi, mi è offerto da una iniziativa
del Polo Museale della Toscana, “Ambasciatori dell’Arte”, che
per il mese di Aprile ha organizzato visite guidate gratuite in 19
siti a carattere culturale di Firenze e provincia. La peculiarità
del progetto, nato nel 2004 e strutturatosi sempre più nel corso
degli anni, risiede proprio negli ambasciatori: mille studenti di 20
istituti scolastici delle medie superiori del territorio fiorentino
che per un mese circa si trasformano in guide e si fanno divulgatori
di cultura. Affidarsi al loro impegno e alla loro schietta capacità
comunicativa significa avere la possibilità di andare alla scoperta
di cenacoli, ville medicee, musei e altri luoghi città artistici
della città. Ma significa anche dare linfa ad un progetto educativo
che mira a sensibilizzare i giovani sulla conoscenza, valorizzazione
e tutela del patrimonio storico-culturale che li circonda in un modo
attivo, da protagonisti piuttosto che da semplici osservatori.
Aperto
il possente portone, mi trovo nell’atrio del Palazzo dal 2012 sede
del Lycee
international Victor Hugo,
ente scolastico italo-francese con sezioni che vanno dalla materna
alla scuola secondaria superiore. Per tale motivo l’edificio è
solitamente chiuso al pubblico e pertanto non visitabile al di fuori
di opportunità come questa. Una gentile signora con spiccato accento
francese mi affida alla mia guida che, pazientemente seduta su un
gradino con dei fogli in mano, attende visitatori. Si chiama Jonas, è
giovanissimo e timidamente mi domanda in quale lingua preferisco le
spiegazioni. Per curiosità chiedo che scelta ho e Jonas mi indica la
possibilità di scegliere tra italiano, francese, inglese, tedesco,
portoghese e greco. Ma preferirebbe esporre in italiano. Perfetto mi
trova pienamente d’accordo, avrei avuto difficoltà con quasi tutti
gli idiomi proposti, non ci sono altri visitatori quindi possiamo
iniziare il tour di visita.
La
costruzione del palazzo risale al 1498 e si deve a Bernardo
Rucellai che lo fece edificare su terreni di proprietà della
moglie Nannina de' Medici su progetto di Leon Battista Alberti.
Annessi al palazzo erano i giardini che divennero il luogo di ritrovo
delle illustre personalità che frequentavano l’Accademia
Neoplatonica fondata da Cosimo il Vecchio.
Nel
1527, come conseguenza della cacciata dei Medici da Firenze, il
palazzo fu pesantemente saccheggiato e danneggiato. Tornato in mano
medicea, con una breve parentesi nella prima metà del Seicento
durante la quale fu proprietà della famiglia Orsini, il palazzo ebbe
un grande periodo di fasto e prosperità dal 1640 con Giovan Carlo
de’ Medici. Sia l’interno (con stucchi, affreschi e decorazioni)
che l’esterno (con laghetti, fontane e la colossale statua di
Polifemo di Antonio Novelli) subirono una profonda trasformazione che
arricchì il pregio e lo sfarzo del palazzo.
Alla
morte di Giovan Carlo il palazzo fu acquistato dal marchese
Ferdinando Ridolfi che ne fece raddoppiare le dimensioni erigendo una
nuova facciata su via della Scala (l’attuale ingresso).
Nel
1861 passò nuovamente di mano divenendo proprietà della principessa
Orloff che ne affidò la ristrutturazione all’architetto Giuseppe
Poggi. Alla morte della principessa seguì un periodo di declino
segnato dalla vendita degli arredi e dal frazionamento della
proprietà in parte ceduta alla famiglia Venturi-Ginori e in parte a
Ferdinando Cesaroni.
La
visita prende il via dal piano terra dove sono visitabili il salone
con il soffitto a volta affrescato da Leopoldo Costoli con medaglioni
raffiguranti busti di uomini illustri, la sala degli stucchi
neoclassici al centro della quale pende un lampadario di vetro di
Murano e l’esedra decorata da Luigi Catani con Artemide sul carro.
Ci muoviamo negli ariosi ambienti del piano terra tra piccoli tavoli,
disegni e giochi di ogni genere. Questo è il regno dei più piccoli,
qui si sprigiona la creatività e vivacità degli alunni della
materna. Con difficoltà riusciamo ad intravedere la sala dell’Aurora
dove è in corso attività didattica. Sbirciando da una porta riesco
ad intravedere l’apparato decorativo del soffitto, opera di Michele
Colonna, con ai quattro lati dei putti con i simboli delle arti.
Sfortunatamente
Jonas mi riferisce che la grotta ipogea rivestita di concrezioni
calcaree e conchiglie, accessibile dal seminterrato del palazzo, non
è attualmente accessibile perché in fase di restauro. Peccato
davvero, è uno degli ambienti più particolari dell’edificio e
avrebbe aggiunto valore alla visita.
Attraverso
uno scalone monumentale saliamo al primo piano dove spicca la sala
rossa, il cui nome si deve al colore utilizzato nelle decorazioni
parietali. È l’ufficio del preside della scuola che in questo
momento è presente e impegnato nel suo lavoro. Rinunciamo quindi ad
entrarvi e usciamo su una incantevole terrazza, in parte porticata,
che offre un’ampia visuale sul giardino.
Ormai trasformato in uno spazio giochi per gli alunni della scuola, niente rimane dell’antico splendore imperniato su laghetti, piante rare, fontane e statue. Svetta solitaria, custode del tempo che fu, la scultura colossale del Polifemo che beve dall’otre di Antonio Novelli, quasi a far da guardiano sulla gioventù che tutto intorno si gode la spensieratezza dei giorni migliori.
Ormai trasformato in uno spazio giochi per gli alunni della scuola, niente rimane dell’antico splendore imperniato su laghetti, piante rare, fontane e statue. Svetta solitaria, custode del tempo che fu, la scultura colossale del Polifemo che beve dall’otre di Antonio Novelli, quasi a far da guardiano sulla gioventù che tutto intorno si gode la spensieratezza dei giorni migliori.
Jonas
mi congeda, la visita è terminata e può svestire temporaneamente i
panni da Cicerone. La tenera tensione emotiva che l’ha accompagnato
durante tutto il percorso finalmente si allenta; gli esprimo il più
sentito ringraziamento per il prezioso contributo offertomi a cui
contraccambia con un timido sorriso, prima di correre via nuovamente
verso lo scalino in attesa di nuovo visitatori.
Copyright©2016 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved
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