giovedì 10 dicembre 2015

Calici di stelle ad Arcetri

Unire i piaceri di una triplice degustazione di vino all'inarrivabile fascino delle stelle. Questo è lo scopo di una serata organizzata presso l’osservatorio astrofisico di Arcetri dall'associazione di promozione sociale “Il Santuccio”, una vivace realtà fiorentina che da una quindicina di anni si adopera per valorizzare il mondo enologico e il buon cibo toscano e per diffondere la cultura del vivere bene. Incuriosito dall'insolito binomio enologia-astronomia che mi offre la possibilità di visitare l’osservatorio sorseggiando del buon vino in compagnia, mi “arrampico” sulle colline di Firenze con il mio set di bicchiere da degustazione. E’ una fredda serata di Novembre e la città dal basso abbaglia con le sue bianche luci.


Da una piccola porta in ferro battuto entriamo in uno dei poli di eccellenza a livello internazionale nell'ambito della ricerca scientifica, sia per quanto concerne lo studio del sistema solare e delle galassie sia in materia di sviluppo delle tecnologie astronomiche più avanzate. Il Prof. Paolo Tozzi è la nostra guida attraverso la storia dell’Osservatorio la cui inaugurazione risale al lontano 1872 quando, la posizione collinare alle porte della città, consentiva accurate osservazioni della volta celeste. L’astronomo che scruta l’infinito con il telescopio è ormai una visione romantica del passato, le luci della urbanizzazione hanno reso ormai impossibile l’osservazione diretta del cielo ad eccezione di pochi luoghi nelle aree più remote del pianeta. La maggior parte delle ricerche vengono condotte sui dati e le immagini trasmesse informaticamente dai satelliti e telescopi.


La riproduzione in scala del nostro sistema solare accompagna nel percorso attraverso il giardino in direzione del padiglione con la grande cupola in legno meccanizzata e con l’aula utilizzata a scopo didattico per la divulgazione della conoscenza del mondo astronomico. La cupola ospita lo storico telescopio “Amici”, dal nome dell’ottico modenese nonché professore di Astronomia che lo progettò. Le prime osservazioni documentate con questo telescopio risalgono al 1854 e furono rivolte principalmente allo studio di comete ed asteroidi. Per un attimo con la fantasia riavvolgo il nastro del tempo fino alla metà degli anni 40 e immagino, accanto a questo strumento, una giovane studentessa universitaria dall'aspetto bonario e dal forte accento fiorentino: Margherita Hack. Proprio qui infatti “l’amica delle stelle” condusse i suoi studi sulle Cefeidi, oggetto della tesi in astrofisica che discusse nel 1945.

La fortuna non ci assiste, il cielo nuvoloso spegne qualsiasi velleitario tentativo di osservazione del cielo con questo vetusto quanto affascinante telescopio, ormai utilizzato solo a fini didattici per i visitatori di Arcetri. Compensiamo la delusione passando alla parte enologica della serata che prevede la degustazione di tre vini vulcanici, ossia prodotti da uve coltivate su suoli vulcanici di cui l’Italia detiene il primato con la maggiore superficie vitata su terreni di origine vulcanica nel mondo. Da nord a sud lo stivale è infatti costellato da aree vulcaniche: i terreni tra Verona e Vicenza, la zona di Pitigliano, Orvieto e del Lago di Bolsena, l’area del Vesuvio e Ischia in Campania, il Vulture in Basilicata, l’Etna e le isole Eolie.


Nel 2012 è nata l’Associazione Volcanic Wines che raccoglie al suo interno tutte le doc di origine vulcanica d’Italia e di cui fanno parte consorzi di tutela, enoteche e comuni. Inizialmente dedita alla promozione dei vini bianchi prodotti da suolo magmatico, l’Associazione pone l’accento sule peculiarità comuni dei vini vulcanici che, sebbene prodotti con vitigni diversi (spesso autoctoni), formano un unico filo conduttore all'interno della produzione enologica italiana. La natura del terreno vulcanico influenza notevolmente lo sviluppo dello vite donandole caratteristiche di grande mineralità, acidità ed eleganti note aromatiche.
La prima degustazione ha come protagonista lo Spumante Brut Lessini Durello Doc della Cooperativa agricola Colli Vicentini. Vinificato in purezza con il Durella, un vitigno autoctono e di antichissime origini, è prodotto secondo il Metodo Charmat lungo, questo spumante sprigiona delicati sentori floreali mentre in bocca risulta particolarmente fresco, con delicate note fruttate.
E’ la volta quindi del bianco Lacryma Christi 2014 dei Feudi San Gregorio, azienda giovane nata nel 1986 in territorio irpino con lo scopo di recuperare il patrimonio vitivinicolo locale. Il nome di questo vino, prodotto sulle pendici del Vesuvio dall'unione di due uve autoctone a bacca bianca (Coda di Volpe e Falanghina), si deve alla leggenda che fa risalire l’origine della vite sul Vesuvio alle lacrime di Gesù.
Caratterizzato da profumi di frutti bianchi e note agrumate, ha una discreta persistenza aromatica; in bocca è morbido, fresco e con una elegante componente minerale.
L’ultimo calice è per Le Sabbie dell’Etna 2012 realizzato dall’Azienda Firriato con vitigni Nerello Mascalese, che dona una ottima struttura e buon corredo aromatico, e Nerello Cappuccio che aggiunge intensità cromatica e la giusta tannicità. Questo vino dal colore rosso rubino brillante, la cui zona di produzione è il comune di Castiglione di Sicilia sul versante nord orientale dell’Etna, è vinificato in vasche di acciaio inox e affinato per 6 mesi in barriques di rovere. Si propone con un bouquet intenso e complesso dove si mescolano mirtilli, ciliegia, pepe e liquirizia; al palato è invece caldo e avvolgente, con una lunga persistenza aromatica e un tannino elegante.
La serata che ha visto il vino incontrare le stelle volge al termine. E con essa l’opportunità di spaziare dalla teoria del big bang alla mineralità dei vini vulcanici.

Copyright © 2015 “Firenze anda e rianda” by Iacopo Fortini. Tutti i diritti riservati. All rights reserved.

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